lunedì 23 aprile 2012

I patti si rispettano: gli esodati vadano in pensione

Lo abbiamo imparato da piccoli: non si cambiano le regole del gioco a partita in corso


I latini dicevano "pacta sunt servanda", i patti vanno rispettati.
Ci sono tra le duecentomila e le trecentomila persone (65.000 sono solo quelli che dovrebbero andare in pensione nel 2012) che sono già uscite dal mondo del lavoro in attesa di andare in pensione: chi in cassa integrazione straordinaria, chi in mobilità, chi tramite incentivi concessi dalle imprese.
Queste persone, e le loro aziende, hanno pattuito l'uscita dal lavoro sulla base delle leggi allora vigenti.
Pensare di porre nel nulla quegli accordi equivale, appunto, a cambiare le regole durante la partita: è scorretto, non si può accettare.
Concordiamo pienamente con il giudizio di Raffaele Bonanni (qui la dichiarazione di Bonanni): il governo ha fatto un pasticcio, e deve porvi rimedio.
E non è possibile pensare che costoro possano tornare a lavorare: le aziende dove lavoravano sono ormai chiuse o, nel migliore dei casi li hanno già sostituiti.
Come si possa ipotizzare, poi, che sulla base di incentivi previdenziali le imprese possano decidere di assumere persone intorno ai sessant'anni, ormai completamente demotivate, resta un mistero.
Il Ministro Fornero ha detto: "in questo Paese c'è troppo poco spirito costruttivo" , dopo essere stata duramente contestata a più riprese (qui le proteste di sabato 21 aprile)
Signor Ministro, La prendiamo in parola: Le avanziamo  una proposta. Si facciano andare in quiescenza le persone esodate, con un provvedimento di sanatoria immediato.

Lo esigono i più elementari principi di certezza del diritto e di equità sociale

Lo staff di LiberaMente

Nessun commento:

Posta un commento