mercoledì 6 febbraio 2013

Se un magistrato entra in politica, non deve più rientrare in magistratura

Lo dice oggi, sul Corriere della Sera, il dott. Stefano Dambruoso, magistrato serio e professionale, oggi candidato con la Lista Monti
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Continua Dambruoso: 
"Tutti i cittadini italiani hanno il cosiddetto diritto di elettorato passivo. La terzietà è il loro dovere deontologico e una volta entrato in politica il magistrato non deve più tornare in magistratura, perché ha perso la terzietà"

Sottoscriviamo convinti.

Antonio Ingroia, che - ancora da magistrato in servizio - intervenne ad un congresso di Rifondazione Comunista, ed ora scende in campo forte della notorietà acquisita tramite inchieste dal fondamento improbabile, rappresenta quanto, a nostro giudizio, di peggio si possa fare per screditare l'immagine, il prestigio ed il decoro della magistratura.

Il nostro, del resto, non è popolare tra i colleghi. Dice ad esempio Ilda Boccassini:

 "Come ha potuto Ingroia paragonare la sua piccola figura di magistrato a quella di Giovanni Falcone? Tra loro esiste una distanza misurabile in milioni di anni luce".

No, dottoressa Boccassini : milioni di anni luce sono una distanza almeno misurabile. Tra Ingroia ed  il dott. Falcone, invece, un paragone non è neppure immaginabile.

Il bello è che costui, quando gli viene domandato di economia (che, insieme al lavoro, dovrebbe essere il cavallo di battaglia di un uomo di sinistra), ha la faccia tosta di rispondere : "Io non sono un economista, ma nel mio governo ci saranno degli esperti".

Ma chi voterà questo personaggio, ci chiediamo, in cuor suo come giustificherà questa scelta?

Forse con il successo dell'imitazione di Crozza




Lo staff di LiberaMente

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