martedì 24 luglio 2012

UNIONI CIVILI : BASTA ISTERIE E BASTA MENZOGNE

Matrimoni omosessuali, fra unioni civili, diritto e religione


E’ possibile discutere di unioni civili senza sprofondare in una guerra ideologica? No, forse no, ma noi vorremmo provarci comunque.
Viviamo in uno Stato di diritto;  cosa dice, dunque, la Legge?

Il 15 marzo di quest’anno il Presidente di SEL, Nichi Vendola, si dichiarava “felicemente sorpreso dalla Cassazione” che aveva appena stabilito che le coppie omosessuali  "non possono far valere il diritto a contrarre matrimonio“, pur affermando che esse hanno il "diritto alla 'vita familiare'" e a "vivere liberamente una condizione di coppia", concetti che ormai sono comunemente accettati dalla società civile.

Ieri, 23 luglio, il Sindaco di SEL di Milano, Giuliano Pisapia (figlio del celeberrimo e compianto giurista Giandomenico) invita la Curia di Milano a non intromettersi nella decisione  del Comune di istituire il registro delle unioni civili. Pisapia non si ferma qui: auspica che il nuovo Parlamento «riconosca giuridicamente le unioni civili, così come previsto dalla Costituzione e così come indicato dalla Corte Costituzionale”.  Il padre Giandomenico sarebbe inorridito di fronte a questa affermazione, palesemente falsa.

La Corte Costituzionale ha detto l'esatto contrario: nell’aprile 2010 (ordinanza n. 138 - citata a sproposito nella delibera/bandiera di Pisapia) ha affermato che l’art. 29 della Costituzione (La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio) fu pensato tenendo presente la nozione tradizionale e consolidata di matrimonio, per cui i coniugi debbono essere persone di sesso diverso.  “L’istituto del matrimonio civile” – dice la Corte – “ come previsto nel vigente ordinamento italiano, si riferisce soltanto all’unione stabile tra un uomo e una donna. L’intera disciplina della materia (codice civile e legislazione speciale) postula la diversità di sesso dei coniugi, nel quadro di una consolidata ed ultramillenaria nozione di matrimonio”. 
La Costituzione non ammette altra forma di matrimonio: se ne ricordi chi ne menziona i valori solo quando fanno comodo.  

Fin qui, il diritto.
Ovviamente però, le motivazioni che hanno spinto Rosy Bindi a contrastare frontalmente quanti nel PD spingono per le unioni civili hanno un fondamento religioso, non giuridico.

E allora? Che c’è di male? I gay non possono essere discriminati e chi crede invece si? Sembrerebbe di si, a sentire il Signor  Marco Mori, presidente del Comitato provinciale Arcigay di Milano: “ Si può comprendere come un fedele che voglia essere coerente al magistero della Chiesa possa sentirsi a disagio con una cultura democratica e civile che riconosce nel bene e nel diritto dell’individuo la base per della libertà e la vita ordinata e pacifica di una nazione. Chi è afflitto da questo disagio può benissimo risolverlo facendo politica in un Paese teocratico.” E ancora “ Non si può parlare di “libertà di coscienza” quando si parla di diritti civili. I diritti delle persone gay e lesbiche non possono essere messi in secondo piano in funzione del credo personale che è e rimane bene comune, ma non può mai sostituire il bene pubblico e collettivo”.
Siamo alla teorizzazione del bene collettivo di Rousseau: la libertà di coscienza, il credo personale, per questo signore, non esistono.
Di diritti delle persone omosessuali occorre discutere ma, certo, non se ne può discutere con persone che preferiscono il grido isterico e l'invettiva ad un confronto serio.

Come gli stessi membri della maggioranza che governa Milano hanno riconosciuto, la delibera di questa sera giuridicamente non aggiunge nulla di nuovo: comporta solo il rilascio da parte dell’anagrafe di una attestazione di costituzione di famiglia anagrafica basata su un “vincolo di natura affettiva”, già previsto dalla Legge.

Ovviamente, però, si tratta di un provvedimento puramente politico (propagandistico, per alcuni) che si propone di fare da stimolo ad una legge nazionale.
L’obiettivo finale è, dichiaratamente, l’istituzione dei matrimoni civili tra omosessuali.
Noi siamo convinti, per svariati motivi, che in Italia non vi sia spazio, politico e giuridico, per un simile istituto.  Si potrebbe discutere per ore sulle ragioni religiose, morali, antropologiche, biologiche (di quelle giuridiche si è detto) per cui il matrimonio può consistere solo in una unione tra un uomo ed una donna. Ma non è questa la sede.

Basti dire che a livello nazionale (Rosy Bindi, Franco Marini), ma anche a livello locale ( il Vicesindaco di Milano Maria Grazia Guida, che si è schierata pubblicamente contro questa delibera) eminenti esponenti del centrosinistra ritengono che ciò sia quantomeno inappropriato.
Noi diciamo , però, che  va sin d'ora negata alla radice la stessa possibilità che coppie di persone dello stesso sesso possano adottare dei bambini. Noi siamo dalla parte di coloro che contro questa eventualità si batteranno con estrema determinazione. E' evidente, al proposito, che ogni passo, anche piccolo, anche dimostrativo, compiuto in questa direzione ci vedrà sempre nettamente contrari come - crediamo - la maggioranza degli italiani.

La regolamentazione delle unioni civili (non matrimoni tra persone omosessuali, non ammessi dalla Costituzione) non può e non deve essere oggetto di delibere più o meno improvvisate, più o meno propagandistiche, da parte di singoli Comuni, ma deve essere oggetto di confronto e discussione esclusivamente in Parlamento, unica sede a ciò deputata.

Altrimenti, si rischia evidentemente l'atomizzazione e la radicalizzazione dello scontro e l'impossibilità di trovare una sintesi.  Gli insulti, le menzogne e le isterie le lasciamo volentieri agli alfieri della propaganda.


 Lo Staff di LiberaMente




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