sabato 12 gennaio 2013

10 FEBBRAIO

il giorno del ricordo, un patrimonio di tutti gli italiani


Dieci anni fa, il 6 febbraio 2003, veniva depositata in Parlamento la legge che istituiva il Giorno del ricordo, il 10 febbraio, per commemorare le vittime delle foibe e l’esodo giuliano-fiumano-dalmata. 
La proposta di legge fu votata da tutti i gruppi parlamentari.

Mio nonno materno era istriano, di Pola: il Maggiore Pilota Aligi Strani (Stranic era il cognome originario, poi “italianizzato”).
La sua famiglia fu privata di ogni  avere, a cominciare dalla casa, e si trasferì, in blocco, nella zona di Treviso.


Non provo alcun piacere nel parlare di questo in pubblico, anzi: se lo faccio è solo perché sia chiaro che, per me, la questione va, purtroppo, ben  oltre la politica.

Cosa accadrebbe se un qualsiasi Comune omettesse di commemorare il 25 aprile, Giorno della Liberazione, adducendo una mancanza di danari ? 
Gli amministratori di quel Comune sarebbero giustamente esposti al rimprovero ed al ludibrio probabilmente su scala nazionale. La lotta di liberazione dal nazifascismo è uno dei pilastri su cui si fonda la nostra democrazia.

A Vanzaghello, il 10 febbraio del 2012, il Giorno del ricordo non è stato commemorato. Il Vicesindaco, Tiziano Torretta, spiegò ai giornali che ciò era avvenuto per mancanza di fondi.
Pochi giorni fa, lo ha nuovamente ricordato il blog della maggioranza, aggiungendo che le minoranze non se ne sarebbero nemmeno accorte.
Io faccio parte a pieno titolo delle minoranze: ero candidato con Teresa Vitali, e ne vado orgoglioso. Eppure, io me ne sono, ovviamente, accorto subito (LEGGI QUI L'ARTICOLO DI ALLORA).

Sentirsi ripetere nuovamente che ciò avvenne per mancanza di fondi mi umilia profondamente. 
Per due motivi.
Primo: quanti danari occorrono per ritrovarsi un quarto d’ora assieme e dire due parole  di commemorazione ?
Secondo: proprio perché di soldi non ne servono, ho la netta impressione che anche qui – come altrove – il Giorno del ricordo sia vissuto con una connotazione politica che quelle vittime, quella gente, non chiedevano e non meritano.
Infine, continuare a sostenere che le foibe furono la  reazione di un popolo oppresso dal fascismo (oppressione che certo  vi fu) denota scarsa conoscenza di quelle genti e di quei luoghi, in cui, purtroppo, l’odio razziale ha ragioni ben più profonde, ataviche (la guerra nell’ex Jugoslavia ce lo ha mostrato chiaramente), e poco conta che, in quel caso, gli assassini fossero i comunisti di Tito.



Luca Manassero

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