martedì 3 aprile 2012

La famiglia, tra religione e diritto.




Chiunque voglia occuparsi, a qualsiasi titolo, della cosa pubblica, ha l’obbligo morale di dire con onestà la propria opinione anche sui cosiddetti temi etici, in modo che gli interlocutori possano conoscerla e valutarla. L’intervista a Don Armando Bosani, che qui pubblichiamo, è l’occasione per prendere doverosamente posizione sui delicati temi da lui sollevati, e per farlo in modo serio, meditato e documentato.
Va però, detta subito una cosa: il titolo giornalistico, che tanto scalpore ha suscitato, non trova riscontro nell’intervista. Don Armando non dice, in alcun punto, che i gay sono malati “da curare”; sostiene, invece, ed è cosa assai diversa, che le persone possono “diventare” omosessuali, e che “possono” essere curati. L’intervista di Don Bosani, dunque, non sottintende in alcun modo la necessità di curare forzatamente le persone omosessuali, ma che esse, se lo desiderano, possono, grazie a delle terapie, modificare ilo loro comportamento. Come vedremo, si tratta di un’opinione che trova riscontro anche in alcuni ambiti scientifici internazionali.
I concetti centrali che il sacerdote vuole trasmettere al lettore attengono invece al concetto di famiglia.
La famiglia, egli afferma, può essere esclusivamente quella che deriva dall’unione tra uomo e donna, e che ha per fine la comunione di vita e la trasmissione della vita. Lo Stato – prosegue – deve riconoscere solo questa unione, e solo a questa unione deve garantire i diritti e la protezione che l’ordinamento riconosce alla famiglia. In che modo potrebbe crescere, conclude Don Armando, un bambino a cui viene tolto il diritto ad avere un padre ed una madre?
Lo diciamo subito, in modo chiaro, netto ed inequivocabile: noi ci riconosciamo pienamente in questi concetti ed in questi valori.
Lo diciamo da cattolici, ma anche con uno sguardo laico, incentrato sui valori della Costituzione, la conclusione non può essere diversa.
Ed infatti, recita l’Articolo 29 della Costituzione: La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull'uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare.
Il tema è di grandissima attualità; la Corte di Cassazione, con la recentissima sentenza n. 4184 del 15 marzo 2012, secondo alcuni giuristi ha formulato affermazioni rivoluzionarie, mutando radicalmente atteggiamento riguardo al matrimonio, sulla base di alcune sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, ed aprendo alla possibilità che il Parlamento legiferi (in via ordinaria, senza toccare la Costituzione) sulle coppie di fatto. In realtà, questa sofferta (80 pagine) sentenza (duramente criticata da più studiosi) ha sì affermato, sulla scorta della giurisprudenza costituzionale ed europea, che il matrimonio tra persone dello stesso sesso non è  “inesistente” per l’ordinamento interno, ma ha dovuto comunque precisare che è peraltro inidoneo a produrvi effetti giuridici; pertanto, per l’ordinamento italiano, è come se non esistesse.
Altro fatto di grande rilievo (e che è all’origine dell’intervista a Don Bosani) è che  il 13 Marzo 2012 il Parlamento Europeo ha votato a maggioranza una risoluzione, secondo la quale gli Stati membri dell’Unione europea non devono dare al concetto di famiglia “definizioni restrittive” allo scopo di negare protezione alle coppie omosessuali e ai loro figli.
In particolare, con una critica, fra gli altri, all’Italia, il Parlamento “si rammarica dell’adozione da parte di alcuni Stati membri di definizioni restrittive di “famiglia” con lo scopo di negare la tutela giuridica alle coppie dello stesso sesso e ai loro figli; ricorda che il diritto dell’UE viene applicato senza discriminazione sulla base di sesso o orientamento sessuale, in conformità della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea”.
Un’importante Europarlamentare del Partito Democratico, l’On. Silvia Costa, si è astenuta dal voto, e così commenta: “Mi sono astenuta sulla relazione sulla parità tra uomini e donne nella UE – 2011 perchè  non ho condiviso alcuni passaggi (sui quali ho votato contro), tra i quali il paragrafo in cui  si esprime un giudizio negativo sul fatto che in diversi Paesi – tra i quali il nostro, ma anche la Francia ed altri – non si ricomprenda nell’istituto giuridico della famiglia la coppia dello stesso sesso. Non solo perchè non spetta alla UE di entrare nell’ordinamento familiare dei singoli Stati membri, sulla base del principio di sussidiarietà, ma anche perché la nostra Costituzione definisce la famiglia come “società naturale (maschio e femmina) fondata sul matrimonio”, pur equiparando giustamente i diritti dei minori nati fuori o dentro una famiglia e i diritti/doveri dei genitori”.
Com’è evidente, pur trattandosi di Risoluzione voluta essenzialmente dai gruppi socialisti del PE, indipendentemente dallo schieramento politico vi sono sul tema delle sensibilità diverse; ci riconosciamo pienamente, in questo caso, in quella dell’On. Costa.
La Chiesa Cattolica predica un atteggiamento di rispetto e comprensione nei confronti delle persone omosessuali: « Va deplorato con fermezza che le persone omosessuali siano state e siano ancora oggetto di espressioni malevole e di azioni violente. Simili comportamenti meritano la condanna dei Pastori della Chiesa, ovunque si verifichino. Essi rivelano una mancanza di rispetto per gli altri, lesiva dei principi elementari su cui si basa una sana convivenza civile. La dignità propria di ogni persona dev'essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni»  (Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica per la cura pastorale delle persone omosessuali, 1986.)
Tuttavia, secondo la Congregazione per la Dottrina della Fede (Prefetto J. Ratzinger) “CONSIDERAZIONI CIRCA I PROGETTI DI RICONOSCIMENTO LEGALE DELLE UNIONI TRA PERSONE OMOSESSUALI”, documento approvato da Giovanni Paolo II il 28 marzo 2003 “ La società deve la sua sopravvivenza alla famiglia fondata sul matrimonio. La conseguenza inevitabile del riconoscimento legale delle unioni omosessuali è la ridefinizione del matrimonio, che diventa un'istituzione la quale, nella sua essenza legalmente riconosciuta, perde l'essenziale riferimento ai fattori collegati alla eterosessualità, come ad esempio il compito procreativo ed educativo. Se dal punto di vista legale il matrimonio tra due persone di sesso diverso fosse solo considerato come uno dei matrimoni possibili, il concetto di matrimonio subirebbe un cambiamento radicale, con grave detrimento del bene comune. Mettendo l'unione omosessuale su un piano giuridico analogo a quello del matrimonio o della famiglia, lo Stato agisce arbitrariamente ed entra in contraddizione con i propri doveri”.
Si tratta di argomentazioni su cui concordiamo pienamente; noi riteniamo che uno sviluppo armonico dell’individuo, ma soprattutto dei minori, possa aversi solo all’interno di una famiglia eterosessuale, in cui i bambini possano chiaramente riconoscere il ruolo paterno e quello materno, e riconoscere così sé stessi nell’ambito della più ampia famiglia che rappresenta la società.
Altro è dire che le unioni omosessuali non possano, e non debbano, trovare un riconoscimento giuridico.
In alcune di tali unioni è dato riconoscere legami basati su affetto autentico e vicinanza di sentimenti; non pare equo, dunque, che in quei casi sia negata la possibilità di ottenere un sostegno materiale giuridicamente riconosciuto, o la possibilità legale di assistere durante la malattia, ovvero di ereditare.
Ma tutto ciò nulla ha a che vedere con il concetto di famiglia, e mai tali unioni dovranno poter essere equiparate alla famiglia.
Ciò apparirebbe sommamente in contrasto con il comune sentire della maggioranza dei cattolici italiani, di ogni schieramento politico.
E veniamo all’aspetto delle “cure” per gli omosessuali.
E’ noto che, dal 1973, l’omosessualità ego – sintonica (propria, cioè, di chi vive bene il rapporto con il proprio orientamento sessuale) non è più una malattia secondo l’OMS; dal 1990 non lo è più nemmeno l’omosessualità ego – distonica (propria di chi vive la propria realtà con sofferenza).
Orbene: nella versione attuale del DSM (American Psychiatric Association, DSM-IV-TR, 2000) è stata mantenuta, tra i Disturbi Sessuali NAS, la diagnosi che prevede un "persistente ed intenso disagio collegato al proprio orientamento sessuale" ; pertanto, in un certo  senso può affermarsi che i disturbi derivanti dall’omosessualità ego – distonica sono ancora considerati malattia.
Peraltro, nel 1973, un consistente nucleo di scienziati si battè contro l’eliminazione dall’omosessualità dall’”elenco delle malattie”, sostenendo che l’eliminazione avveniva per ragioni politiche, e che occorreva invece difendere il diritto delle persona omosessuali a potersi curare.
Questa tesi scientifica è ancora oggi portata avanti dal NARTH (www.narth.com ) gruppo di scienziati americani che sostiene che l’omosessualità rappresenti un disturbo del comportamento. Pur non essendo attualmente la teoria più diffusa in campo scientifico, quella del Narth è supportata da un adeguato numero di casi di “guarigione”, tramite quella che gli scienziati aderenti definiscono “terapia riparativa”.
Vedete bene: Don Armando Bosani non ha inventato nulla, si è limitato a richiamare (certo, dal punto di vista proprio delle sue – salde – convinzioni religiose) quello che rappresenta un punto di vista nell’ambito del mondo medico.
Sia chiaro: rispetto per la dignità degli omosessuali significa che, a nostro avviso, nessuno potrà mai sindacare la libertà per una persona omosessuale di vivere liberamente la sua personale inclinazione, né porre ad essa restrizioni che non siano dettate dall’esigenza di rispettare a propria volta il prossimo.
Ma noi crediamo che questo giusto rispetto non debba trasmodare nel riconoscimento delle famiglie omosessuali né tantomeno, lo diciamo con convinta fermezza, nel consentire a tali unioni di adottare o comunque di crescere figli.

2 commenti:

  1. Gli omofobi? Gay repressi. Lo dice anche il NY Times

    Chi strilla contro le unioni gay viene spesso sorpreso ad avere relazioni con persone dello stesso sesso, sia che si tratti di personaggi politici che religiosi. A parlare di una realtà sotto gli occhi di tutti è anche il prestigioso New York Times che ricorda molti casi di questi omofobi. Come quello di Ted Haggard, ad esempio, il leader evenagelico che dal pulpito urlava contro le peccaminose relazioni gay salvo poi essere stato beccato in compagnia di un escort. Stessa sorte per Larry Craig, un senatore diventato famoso anche qua in Italia quando venne sorpreso in un bagno pubblico intento a "cacciare". Inutile dire quanto fosse impegnato in una campagna legislativa contro le unioni gay. L'elenco è lungo ma perché succedono casi simili?

    La teoria è che l'omosessualità fa paura a chi lo è ma reprime se stesso diventando così ossessionato da chi invece vive liberamente la sua vita come gli omosessuali dichiarati. E se l'argomento è diffuso tra gli stessi gay, adesso c'è una base sceintifica a supporto di quello che poteva sembrare soltanto pettegolezzo. Ci pensa il Journal of Personality and Social Psychology a motivare la teoria del desiderio represso.

    Lo dice anche il NY TimesSei studi in tutti gli Stati Uniti hanno coinvolto 784 studenti universitari ognuno dei quali è stato chiamato a definirsi eterosessuale in una scale da 1 a 10. Un test al computer ha poi calcolato il reale orientamento sessuale tramite immagini e parole evocative di etero e omosessualità. Gli studenti dovevano classificarle come gay o etero nel minor tempo possibile. Il tempo di reazione è stato l'unità di misura calcolata.

    Prima di ogni immagine o parola, infatti, veniva mostrato la parola "me" ("io") per 35 millisecondi, un tempo impercettibile all'occhio umano ma che inconsciamente permetteva gli etero di classificare le immagini etero correttamente e lo stesso per i gay. Oltre il 20% delle dichirazioni di eterosessualità è risultato altamente discordante e indovinate... lo stesso 20% si dichiarava contraria alle unioni gay.

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    1. Purtroppo leggere le testate dei grandi quotidiani non porta altro che, a divulgare non quello che si pensa ma, quello che vogliono farti pensare gli altri. Quanto viene riportato nell'articolo putroppo corrisponde a verità, anche se la verità è sempre dura da digerire; in diversi icontri a cui ho avuto la possibilità di presenziare, ho sentito parlare psicoterapeuti, che hanno confermato come l'omosessualità sia da ricercare nella non normalità della vita famigliare. Episodi o stili di vita, non comuni alla normale vita famigliare, alla non presenza di un padre o alla forte figura di una madre ecc. Proprio perchè viene citato il NY Times, vorrei far presente che i più grandi Psicoterapeuti nel campo dell'omosessualità, siano proprio gli americani e come questi grandi lumi della scienza, siano proprio omosessuali. Esatto avete capito bene, i più grandi studiosi che affermano che l'omosessualità è una "malattia", siano anchessi omosessuali o meglio lo siano stati. Per concludere, premetto che personalmente non condanno nessuno e, sopratutto rispetto tutti, non condivido solo, le ideologie di una lobby socio culturale che vuol sgretolare la figura della Famiglia. Si parla molto di omofobia, io invece parlerei di Eterofobia!

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